martedì 21 maggio 2013

101 ragioni per distrarmi .

[..prosegue da 15 febbraio]

"Mi Ragion, diss'io, non per farti pressa
ma parommi primo vere ritardar :
già siam maggio e luce è ancor soppressa."

Ed ella a me: "Calor, non t'inquietar,
arriverà." Dolente dubbio m'assal
allora : "sappi'ella che tosto, volar,

mi' destin condurrommi al terminal?"

[t.b.c.]

lunedì 20 maggio 2013

Il lunedì (a)sociale

mi sono rott(a) il cazzo
perché poi non si dorme più
si sta svegli finché non muore la speranza
maledetta stronza che non muore mai
mentre io vorrei
dormire


(la foto ovviamente è a sfregio*, dici, non centra un cazzo, ma pare che per essere un blog figo/un veroletteratodisinistra devi sempre accompagnare frasi a caso con foto a caso. è una specie di rebus, per intenderci. E comunque lei è una figa. E per me si è rotta il cazzo pure lei se proprio proprio vogliamo dirla tutta. E io sono più o meno così, ora - un po' più tondetta, mais bon)


*a sfregio: (per i non romani, come me, ormai) non c'entra nulla

martedì 30 aprile 2013

fenomenologia del "HO DECISO"

Marta una settimana fa, a Parigi, fierissima per la sua parlantina francesina hypèr emancipata, prende decisioni a lungo termine sul suo futuro: "basta, 'mo sai che famo? ce impariamo l'inglese, quello sì che serve davero. e sai che bisogna fà per imparà l'inglese? 'mo te 'o dico: bisogna guardasse i film ORIGGINARI! 'mo torno a casa e me scarico tutta na firmografia che manco te  la poi immagginà!"
(sì, mi ha preso la cadenza burina a stare con tutti questi Rmosce)

Marta sta sera, tornata a casa morta (epuisée) dopo quattro ore di esame scritto (che neanche alla maturità mi han tenuto dentro così tanto) che hanno seguito le quattro ore di esame scritto di ieri (philo, per di più!) e relative notti relativamente insonni e settimane di studio intensissimo (infatti, ero a Parigi a bighellonare): "seee! 'mo me guardo 'n ber filleme così me reposo un po' e poi dormo che sto a morì".

Disperazione mista a odio per il mio sistema operativo da riaggiornare, che invece di mettere nella grande cartella rossa (non chiedetemi perché, ma è rossa) con su scritto SPAM tutte le idee del cavolo che mi vengono in mente, le accetta le salva ne fa una copia e le diffonde pure qua e là, come quelli che inoltrano gli auguri di natale perché sono troppo pigri/privi di fantasia per mandare due messaggi diversi.
Fatto sta che, heureusement, la cara buona vecchia Disney mi ha salvato, senza Wall E che incespica e balbetta suoni metallici invece che veri discorsi a quest'ora sarei forse finita a trastullarmi con passatempi-pre nanna ancora più entusiasmanti (vedi il giochino Sudoku del cellulare).

"aho, quanto ce se tajia en erasmus!"

domenica 31 marzo 2013

necrofilia pasquale


Mi scuso coi miei lettori più assidui e affezionati (ciao mamma!) per l'incostanza delle mie pubblicazioni, ma abbiate - insieme a me - fiducia nel futuro: il giorno in cui curerò con attenzione le mie creature virtuali arriverà, insieme al giorno in cui laverò separatamente i bianchi e i colorati e al lunedì in cui inizierò davvero la dieta.
Nel frattempo vi posto l'ultimo articolo scritto per il blog di Nord Eclair (quotidiano regionale di Lille). à bientôt

domenica 3 marzo 2013

la libertà non è uno spazio libero

Questa è la continuazione di un post interrotto.
Qualche mese fa, mettiamo ad ottobre, avevo iniziato a scrivere qualcosa che poi non ho finito, per una serie di motivi che vanno dal macosacavolostoscrivendo passando per l'achivuoicheinteressi fino al lasciastareepassaadattivitàpiùpoduttive. Sarà che in 4 mesi non sono riuscita a trovare le suddette attività, sarà che la domenica mi godo i frutti del pur impegnativo sabato e delle 7 ore di corso di teatro con Alexandre, insegnante russo, coach di Jean Dujardin per il suo ultimo film (Mobius):  génial, tout simplement. Il suo obiettivo ultimo, dichiarato, non è quello di insegnarci a recitare, ma di farci vivere il momento creativo nel modo più propositivo possibile.
Et donc, voilà. Non mi trattengo più adesso, sono incazzata, e scrivo.

Sì esatto, sono discretamente incazzata. Non per la burocrazia erasmus (eras-mérde, dice qualcuno). Non per la politica, che in questi giorni mi lascia piuttosto disillusa e sfinita. Sono incazzata per una ragione personale (come al solito, evvai col diario delle donnicciole sensibili), che mi tocca come amica e come donna. Per la seconda volta nel giro di pochi mesi, infatti, mi trovo di fronte a una situazione che mi irrita e al tempo stesso mi fa senitre tremendamente impotente, il che mi irrita ancora di più. I nomi e le origini sono diversi, la storia è esattamente la stessa.

Lei è M., salernitana, studentessa di filosofia, sognatrice. Lei è V., francese, studentessa di storia, una concentrato di energia strabordante e infinito.
La passione che emana dai loro occhi e dal loro modo di parlare, di conoscere, di esporsi. Lo spirito eroico, romantico che le pervade, quello delle grandi battaglie e dei grandi discorsi sull'esistenza, sull'amore e su noi stessi. I loro limiti e le loro bizzarie, che non le affossano nella mediocrità diffusa, ma le caratterizzano ancora di più come esseri unici, poliedrici, brillanti: speciali.
E poi c'è lui. Un coglione senza lavoro che la chiama ogni giorno ogni due minuti perché è rimasto in Italia e si annoia perché non ha niente da fare e allora si inventa teorie complottistiche del tipo losochemistaitradendocolprimoRmosciachepassa. Un coglione mezzo hippie e sfracassato, che vive di lavori saltuari e vuole avere una relazione aperta che lo lasci libero di esprimersi, di vivere la sua vita senza i vincoli borghesi e asfissianti che impone l'amore, solo che si spinge troppo in là e a un certo punto questa relazione decide di troncarla.
E io mi ritrovo di colpo a vedere queste ragazze distrutte, dimentiche di quello che sono perchè accecate da quello che loro chiamano amore e che in realtà è solo una schiavitù che si sono fatte imporre. Intendiamoci, non sono qui a giudicare le relazioni altrui, credo che sia già abbastanza  impegnativo averne una e concentrarsi su quella. Ma questo, questi comportamenti a cui assisto, questa storia che si ripete uguale, non solo da quattro mesi ma chi sa da quanti anni, decenni, mi fa salire una rabbia imparagonabile.
Io vedo queste donne che sono forti e sicure e determinate e piene e capacissime nelle loro vite e in tutto le loro relazioni, messe in crisi da un coglione qualsiasi. Ovviamente, per loro, non è qualsiasi. Anzi, è colui il quale attualmente è investito del ruolo di amore-amato-amante. Ma è come il primo stronzo che lui arriva e spegne le loro passioni, massacra il loro spirito, le fa diventare prede delle loro insicurezze e delle loro paure.
Come diavolo sia possibile una cosa del genere me lo sono chiesta diverse volte. Mi sono detta che è perché l'amore è così forte che impedisce di vedere la stronzaggine egoistica dell'altro, che fa dimenticare e perdonare tutto (perché lo Stronzo, non è uno Stronzo Occasionale. Sicuramente lo è già stato, magari più e più volte, ma poi quando ha raggiunto ciò che voleva, avrà fatto gli occhi da cerbiatto e di colpo è tornato a essere il tenero adorato a-a-a). Mi sono detta che succede diavolo, ognuno ha il suo tallone d'achille, e perché quello di una donna forte non può essere un uomo coglione?
Ma ora, infine, la domanda è cambiata: siamo disposti ad accettare una vita di compromessi pur di non rimanere soli? La risposta è, sì.
E non lo dico con gli occhi bendati dell'adolescente femminista che non crede nell'amore e che pensa che l'uomo sia solo un nemico da abbattere e dimenticare. Lo dico con tutta la tristezza della consapevolezza raggiunta che a farci stare più male sono sempre le persone che amiamo di più. Lo dico con l'incredulità di chi si è appena reso conto che nella nostra società essere soli non è mai considerata una scelta, è sempre una condanna, e anzi, peggio, è uno stigma sociale. Se sei una donna e sei sola vuol dire che nessuno ti voleva, che sei frigida, e sei zitella. Se sei un adolescente e sei solo se uno sfigato, un emarginato, un diverso. Dio, la voglia che mi sale quando vedo quei bimbi età medie che stanno un po' in disparte dal gruppetto super cool che catalizza le attenzioni di tutti, dico mi sale una voglia di andare lì e abbaracciarli e dirgli: li vedi? Loro avranno sempre bisogno di questo, di qualcuno che ascolti le loro cazzate e li aduli e nutra il loro eterno gioco egoistico di messe in scena e di potere. Loro tra dieci anni, tra venti, vivranno ancora di questo e solo di questo, e tutto il resto della loro vita non avrà importanza, sarà mediocre quando non orribile.
Insomma. Niente come al solito la fine non c'è, o io non la so trovare. Mi chiedo se riusciremo a sottrarci a questo cerchio masochistico che ci castra, come persone. Mi chiedo se sia giusto insegnare la socialità a tutti i costi, anche a costo di farsi gestire dai rapporti, invece che riuscire gestirli (no, non solo è un problema tuo). Mi chiedo se queste donne abbiano davvero bisogno di qualcuno accanto che le affossi, invece di nutrirle e farle fiorire.
Marta - la sento già la tua voce - tu dici così ma non siamo tutte come te, non abbiamo tutte la tua indipendenza. Cazzate. L'indipendenza non te la danno in svendita al supermercato, si impara, come tutto nella vita. è la volonta - stronza stronzissima chimerica utopica volontà - quella che, ancora, ci manca.

venerdì 15 febbraio 2013

vendredi en delirant

Magna Gallia parea landa lontana,
glacial e pur sperduta regïone,
colma di gente di favella strana.

Quand'ecco riapparire ragïone
rinnovata e tronfia mi confessa:
"dopo il verno vie' nova stagïone".

[t.b.c. ...peut être]

mercoledì 13 febbraio 2013

Pier Vittorio Tondelli - Camere Separate

"E allora, nei giorni seguenti, Leo riflette come forse non ha mai fatto prima, sul fatto che la sua vita è ormai troppo indistricabilmente legata allo scrivere; e che questa cosa solo gli importa ed è questa e non lui, a dirigere gli spostamenti interiori della sua vita. Se con Thomas non ha funzionato, se la sua vita sentimentale è un disastro, se nel profondo è inquieto e non troverà mai pace, è perché lui è diverso e si deve costruire una scala di valori partendo proprio da questa sua diversità. Niente di quello che ha già trovato gli è andato bene e lui si sta sforzando, da anni, di cercare la maniera giusta. La sua diversità, quello che lo distingue dagli amici del paese in cui è nato, non è tanto il fatto di non avere un lavoro, né una casa, né un compagno, né figli, ma proprio lo scrivere, il dire continuamente in termini di scrittura quello che gli altri sono ben contenti di tacere. La sua sessualità, la sua sentimentalità si giocano non con altre persone, come lui ha sempre creduto, finendo ogni volta con il rompersi la testa, ma proprio nell'elaborazione costante, nel corpo a corpo con un testo che ancora non c'è."